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Un parto che auguro a tutte

Sul quadernino dove ho scritto tutto quello che abbiamo vissuto dal 2 giugno 2015, ho annotato anche le prime contrazioni (se ti sei persa cosa rappresenta questa data per me clicca qui). Nella notte del 28 gennaio i frettolosi prodromi hanno cominciato a farsi sentire e Franz, che era accanto a me, ha chiamato subito il PS per delle delucidazioni. Santo il corso preparto! Oltre ad aver creato un bel gruppo di mamme, che si consigliano quotidianamente, ha formato ognuna di noi, preparandoci al fatidico momento. Il tempo si stava accorciando, oltre al collo dell'utero. Passata la notte, trascorsa abbastanza bene anche se un po' insonne, ho convinto Franz ad andare al lavoro. In caso di allarme l'avrei chiamato. Durante la mattina i dolorini continuavano facendosi sempre più ravvicinati. Grazie alla famosa doccia, che al corso preparto ti consigliano di fare per capire lo stato dei prodromi, ho preso la decisione. Ho chiamato Franz, fissando la valigia preparata poche settimane prima. Dopo la visita all'ospedale di La Spezia - dove ho avuto la fortuna di trovare la mia ginecologa in turno! - sono stata ricoverata. In giornata fagiolina sarebbe nata. Un po' per la stanchezza accumulata dalla sera prima, un po' perché desideravo avere mio marito vicino, abbiamo sceglielto di avere la stanza privata. Franz iniziava ad entrare e uscire dall'ospedale, fumando come una ciminiera. Avevo accettato sin da subito la sua decisione di non entrare in sala parto. Sebbene mi dispiacesse, sia per le emozioni che si sarebbe perso, sia perché avrei poturo aver bisogno della sua presenza, non volevo assolutamente condizionarlo. Nel primo pomeriggio i dolori sembravano stazionari, ma appena terminato il tracciato, sono iniziati quelli veri. Dalle 16:30 alle 19:00 le sei mani angeliche di Franz, Mamma e Teresa l'ostetrica, che si alternavano per massaggiarmi la zona lombare, mi aiutavano a superare i picchi di dolore. Dolore si, ma che ricordo con estrema dolcezza, affrontati a occhi chiusi per concentrarmi sulla respirazione. Ora capisco perché li chiamano dolori scordoni (anche se non per tutte è così!). Il tempo stava scivolando veloce. Una delle ostetriche aveva chiesto di preparate subito la borsina con i vestiti per la bambina, mentre io avevo ricevuto l'ordine di non spingere, perché dovevo ancora raggiungere la sala parto! Il giorno in cui avevano portato me e le altre mamme a vedere la stanza dove si sarebbe concluso il "viaggio", avevo sperato di poter partorire in vasca. L'idea dell'acqua mi trasmetteva tranquillità, ma purtroppo la fretta di Dudi nel voler nascere non ha lasciato il tempo per riempirla. A quel punto ero sola, non c'erano più ne Franz ne la mia famiglia, ero in mano a Teresa ed altre ostetriche. Potevo spingere. Cercavo la posizione giusta da assumere in quelle pause brevi, quando all'improvviso Franz entra in sala. Con l'ultima spinta mi sono letteralmente abbandonata tra le sue braccia, sfinita. Davanti a me, tutta raggomitolata su se stessa, c'era Lei, la mia seconda Vita. Tra le braccia di papà era tranquilla e silenziosa. Nella stanza riservata a noi tre abbiamo deciso i suoi due nomi. Mai mi sarei aspetta dal mio corpo di riuscire ad alzarsi e camminare dopo uno sforzo fisico simile e invece, appoggiata alla culla ho raggiunto la nostra camera dove tutti ci stavano aspettando. Sono trascorsi 18 mesi e il bellissimo ricordo è ancora nitido, minuto per minuto. Mi manca il mio bel pancione, la sensazione di essere l'unica a vivere a 360° quel dono della vita. Mi auguro di poterlo rivivere, ma senza fretta... Ora vorrei godermi ancora un po' i progressi della mia dolce Dudi.

Chi è Claudia?

Classe 1988, sarzanese DOCG...

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